Nicola Di Noia: puntare alla qualità

Nicola Di Noia

“La parola chiave, per l’olio extravergine di oliva, non può che essere qualità. E sviluppare una cultura dell’Evo serve necessariamente per poter distinguere e valorizzare i tanti oli eccellenti del nostro Paese da altrettanti prodotti mediocri o pessimi”. Chi meglio di Nicola Di Noia, direttore generale di Unaprol – Consorzio olivicolo italiano, può introdurre il lettore ed il consumatore al mondo dorato dell’extravergine…

nicola di noia

In Italia c’è più il culto dell’Evo che la cultura, è d’accordo?

“Si, confermo. Bisogna cambiare proprio l’approccio all’extravergine iniziando ad avvicinarsi a questo prodotto in maniera consapevole da parte dei consumatori e in modo più responsabile da parte dei produttori”.

Parliamo subito di etichetta e diamo qualche consiglio pratico. Cosa dobbiamo guardare quando acquistiamo una bottiglia di Evo?

“Per prima cosa leggere attentamente cosa viene scritto sull’origine delle olive, descrizione obbligatoria, ora, a livello internazionale. Scegliamo allora un prodotto 100 per cento italiano e non una miscela comunitaria, preferibilmente oli Dop o Igp”.

Di quali diciture non dobbiamo invece tener conto?

“Estratto a freddo, per esempio, nonostante questa indicazione sia prevista, seppur facoltativamente, in etichetta”.

Perché?

“Perché se io spremo olive marce, ma lo faccio a freddo, avrò comunque un prodotto scadente. Inoltre all’interno dei frantoi, durante i processi di lavorazione delle olive, è difficile controllare le temperature”.

Spesso leggiamo olio novello…

“E’ un’indicazione non regolamentata e si riferisce al vino. Mi sembra assurdo associare l’olio appena franto, che normalmente è l’olio migliore dell’anno, ad un prodotto che notoriamente non rappresenta l’eccellenza del vino. Quindi se fossi un produttore eviterei di scriverlo”

Un po’ come il “fresh oil” tanto ricercato in alcuni mercati esteri…

“Sì, soprattutto se acquisti ad agosto un Evo prodotto, alle nostre latitudini, per forza di cose in autunno… il consiglio che voglio dare, comunque, a chi ne ha la possibilità, è di assaggiare un olio Evo prima di comprarlo, direttamente in un’azienda, in un frantoio oppure in un’oleoteca o in un mercato Campagna amica di Coldiretti. Non bisogna per forza essere degli assaggiatori professionisti per capire se un olio è buono. Se ha un buon profumo erbaceo, se è un po’ amaro e un po’ piccante, allora stiamo andando sul sicuro. E poi sconsiglio di acquistare oli non filtrati perché possono nel tempo rovinarsi con più facilità a causa dei depositi delle particelle in sospensione”.

Visto che siamo in pieno autunno ed è partita già da un pezzo la raccolta delle olive, come sarà quest’anno la produzione nazionale?

“Scarsa ma di qualità”

A cosa è dovuto il minor raccolto?

“Al fatto che per le regioni del Sud Italia, quelle che incidono maggiormente sulla produzione nazionale, questo è un anno di scarica. Nel Nord invece è l’esatto contrario tanto che in regioni come Lombardia e Veneto si stanno registrando numeri eccezionali”.

Spieghiamo però cosa vuol dire anno di carica e di scarica…

“La fruttificazione degli olivi ha un andamento biennale ovvero un anno l’albero porta più olive e l’anno dopo meno. È nella sua natura. E poi c’è il fattore climatico. Il Sud quest’anno è stato messo a dura prova dalla siccità”.

E dalla Xylella, con cui ormai la Puglia deve fare per forza i conti… si parla poco di questa malattia degli olivi. In Salento la situazione è sempre più drammatica. Cosa si sta facendo per arginare la diffusione del batterio?

“Il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) sta cercando di trovare una soluzione decisiva, ma nel frattempo si può solo vigilare affinché vengano rispettate le buone pratiche agricole che riducono i vettori della malattia, un particolare insetto, e continuare ad investire sulla ricerca e nelle varietà resistenti alla Xylella”.

Le varietà Leccino e Favolosa, cultivar resistenti al batterio, fanno ben sperare…

“Sì ma si tratta di piante giovani che in alcuni casi ancora non hanno fruttificato… troppo presto per cantare vittoria. Bisogna vedere se resisteranno. C’è ancora tanto da fare. La malattia ha raggiunto Monopoli e bisogna fare in fretta”.

Come si possono aiutare i produttori pugliesi?

“Prima di tutto bisogna parlarne per sensibilizzare tutto il mondo olivicolo perché non può essere solo un problema della Puglia. Anche le altre regioni risparmiate dalla malattia devono sostenere e preoccuparsi di ciò che sta accadendo nel Salento. La Puglia non deve essere lasciata sola e lo Stato deve supportare a pieno gli enti di ricerca”

Cosa altro può fare lo Stato per l’extravergine italiano?

“Vigilare sulle frodi per tutelare i nostri prodotti, mettendo al bando la concorrenza sleale. Allocare risorse per investire sulle imprese e sulla tecnologia”

Come si sta impegnando Unaprol per aiutare il settore ai tempi del Covid?

“Abbiamo chiesto che una parte dei fondi del Recovery fund sia destinata al potenziamento del settore olivicolo, per incrementare la produzione di qualità sia con gli interventi di investimenti nei campi che nei frantoi. Abbiamo avviato, supportando la Fondazione Evooschool Italia (www.evooschool.it) un programma di valorizzazione culturale dell’olio EVO e delle olive da tavola, diffondendo tra consumatori, produttori olivicoli, frantoiani e tecnici del settore una maggiore consapevolezza del prodotto per promuovere una crescita dell’intero settore oleicolo”.

Un sentito grazie a Nicola Di Noia.

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