Crolla la raccolta italiana di olive ma l’olio extravergine resta di altissima qualità. La produzione divide il Paese registrando il segno “meno” al centro sud, contro il “più” delle regioni settentrionali. Questa, in sintesi, la fotografia scattata a poche settimane dall’avvio della campagna olearia dagli osservatori del mercato nazionale. Con gli uliveti pugliesi in sofferenza e la drammatica stima del -51% di produzione locale – la Puglia da sola produce circa il 50% dell’olio (2019) – il dato nazionale quest’anno potrebbe arrivare a segnare un -36%. La previsione è di circa 235 mila tonnellate di olio d’oliva contro le 365 mila dello scorso anno. Nel 2019 questa quantità aveva garantito al nostro Paese di mantenersi saldamente al secondo posto, dopo la Spagna, nella classifica mondiale dei produttori.
Per il Sud un’annata da dimenticare
Il Sud, Puglia in testa, registra un’annata che sarebbe meglio dimenticare: Calabria -45%, Molise -20%, Sardegna -26%, Abruzzo -33%. Si salva “in corner” la Sicilia con un -17%, grazie al clima clemente delle settimane prima della raccolta.
A determinare il crollo pugliese sono stati invece, principalmente, due fattori. L’anno cosiddetto di “scarica”, ossia l’annata in cui le piante naturalmente abbassano la loro produzione di frutti e che ancora stanno risentendo della gelata di due anni fa. Ciò ha destabilizzato gli uliveti nelle province di Bari, Bat e Foggia. L’altro è la maledetta Xylella, tanto che nel Salento, flagellato da questo cancro, le stime parlano di un calo del 50% di produzione pari a circa 2000 tonnellate di olio.
Il Nord che non ti aspetti
Ecco come la produzione divide l’Italia: il Nord nonostante sia stato a sua volta spazzato dall’ormai solito, straordinario maltempo, è in netta ripresa rispetto al 2019. Il “miracolo” della Lombardia fa segnare un +1727%, passando dalle 123 tonnellate dello scorso anno alle 2248 stimate del 2020. Non sono da meno Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino – Alto Adige e Liguria, con i loro, rispettivamente, +995%, +770%, +265% e +145%.
Tengono le regioni centrali
Bene anche il centro Italia, risparmiato dagli attacchi della mosca olearia. La produzione aumenta del 24% in Toscana, del 40% in Umbria, del 48% nelle Marche e del 52% in Emilia-Romagna. Stabile solo il Lazio con un lieve rialzo del 6%.
Parola agli esperti
«Ora bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità – ha commentato il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino – garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi».
«La quantità quest’anno, a causa della ciclicità del raccolto, non sarà elevata mentre conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto”, ha spiegato invece il presidente di Italia Olivicola, Fabrizio Pini. “Quest’annata dimostra, una volta di più, come non sia più rimandabile un Piano Olivicolo Nazionale per impiantare nuovi uliveti e recuperare quelli abbandonati».
«La qualità del nostro olio sarà eccellente ma dovremo mantenere alta l’attenzione sugli attacchi della mosca con controlli capillari sui territori”, aggiunge il presidente di Aifo, Piero Gonnelli. “Siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno italiano e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi con tutti i protagonisti della filiera».
Fonte: indagine Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari.