Se gli italiani fossero giapponesi nel nostro Paese la cultura dell’Evo sarebbe più sviluppata. Questa non è una frase di Miciyo Yamada, ma il succo della chiacchierata che abbiamo fatto con lei, la prima e ad oggi il solo giapponese a partecipare ai panel ministeriali. Proprio così. Quando si tratta di giudicare se un olio extravergine possa definirsi tale, l’Italia chiama a rapporto anche la signora Yamada, “ambasciatrice” dell’Evo in Giappone, giornalista, da 38 anni in Italia e cittadina d’adozione. La sua è una storia di amore per l’evo.
Come nasce la sua passione per l’Evo?
amore per l’evo
“Ormai sono passati quasi vent’anni. Lavoravo presso l’ambasciata giapponese e scrissi un articolo sull’Evo rivolto agli chef italiani. Ebbe un discreto successo. Il mondo dell’extravergine mi incuriosiva ma mi accorgevo che per capire l’olio bisognava saper assaggiarlo. Ho studiato e sono diventata un’assaggiatrice professionista”.
Perché in Giappone c’è così tanta attenzione all’Evo?
amore per l’evo
“I giapponesi sono molto curiosi e guardano sempre con particolare attenzione a ciò che fa bene alla salute. Più di 10 anni fa, poi, alcuni famosi medici esaltarono le virtù salutistiche dell’extravergine e ciò ha fatto scattare un interesse nazionale per questo prodotto. Basti pensare che l’import cresce costantemente da 15 anni, ma più che la qualità in Giappone ad aumentare è la qualità dell’Evo”.
Come si sposa l’Evo con la cucina giapponese?
amore per l’evo
“Perfettamente, pensiamo al pesce crudo, per esempio…”
Quale Evo sceglierebbe per un crudo di pesce allora?
amore per l’evo
“Ad un pesce dalla carne bianca abbinerei un fruttato leggero, mentre per il tonno, carne rossa, oserei un olio di maggiore intensità, anche una Tonda Iblea. I giapponesi vanno matti per gli oli siciliani e sanno distinguere tra Evo ed Evo. Per un prodotto che fa bene alla salute sono pronti a spendere cifre importanti e non comprerebbero il primo extravergine che capitasse loro in un supermercato, perché amano e sono ormai abituati a fragranze floreali e vegetali, preferendo oli prodotti da cultivar più ricche di polifenoli”.
I dottori di cui parlava hanno fatto davvero un gran bel lavoro …
amore per l’evo
“Non è solo questo. I giapponesi partono dal presupposto di essere ignoranti, senza alcuna presunzione. Si documentano e approfondiscono. Naturale che poi la scelta cada sull’eccellenza”.
Beata ignoranza, allora …
amore per l’evo
“In questo caso sì, a differenza di chi crede che il suo olio sia sempre il migliore del mondo. In Italia ancora si è convinti che genuinità significhi sempre qualità. Ma non è così”.
Lei è tra gli organizzatori di Joop, il più ambito concorso internazionale degli Evo in Giappone. Una vetrina importante per i prodotti italiani…
amore per l’evo
“L’Italia resta il primo esportatore in Giappone ed è sinonimo di qualità. Ma Joop non premia solamente le eccellenze, la sua missione è anche divulgare la cultura dell’Evo. Siamo noi assaggiatori i primi a far conoscere gli extravergini vincenti agli chef giapponesi spiegando le differenze. A loro volta i ristoratori presentano ai clienti gli Evo. Addirittura c’è chi porta a tavola il carrello degli oli. L’Evo, per i giapponesi, è diventata una cosa molto seria”.