Sulla tavola ufficiale del 72esimo Festival di Sanremo il grande assente è l’olio extravergine di oliva ligure. A cantarsela e suonarsela, in questa edizione 2022, saranno Evo pugliesi e siciliani, alla faccia della promozione del territorio. I produttori della Dop Riviera Ligure hanno perso l’occasione più ghiotta per promuovere un’eccellenza regionale e far conoscere all’Italia il “frutto” dell’oliva Taggiasca. Insomma un Sanremo “amaro” per l’evo ligure.
Le rimostranze del pesce
Anche il pescato del giorno, lì a Sanremo, si rammarica per l’opportunità perduta. I piatti serviti nell’area ospitalità del Palafiori, la struttura che ospita cantanti e vip, saranno conditi con oli di altissima qualità provenienti da Puglia e Sicilia. Ottimi, certo, ma meno adatti a portate di mare, soprattutto se si tratta di crudi di pesce. L’evo prodotto dalla cultivar Taggiasca è considerato dagli esperti uno dei migliori per esaltare crostacei e pesci al forno. E i sanremesi lo sanno bene.
I segreti di una cultivar
La Taggiasca è conosciuta in Italia come un’ottima oliva da tavola. È spesso utilizzata per accompagnare primi e secondi a base di pesce e i paté ottenuti da questa cultivar sono tra i più apprezzati. L’olio Dop Riviera dei Fiori (una delle tre menzioni geografiche della Dop Riviera Ligure), se ben bilanciato, sul pescato non ha eguali. Il segreto sta proprio in quel 90% di Taggiasca previsto dal disciplinare che si traduce in morbidezza. Caratteristica ben lontana dalla spigolosità di certi oli pugliesi, come alcuni presenti sulle tavole del Palafiori, che virano con decisione su note amare e sono più indicati per zuppe e piatti di terra.
Sanremo “amaro” per l’evo ligure
Proprio ieri sera, venerdì, per la quarta serata del Festival, la Regione ha presentato i suoi tesori a “Casa Sanremo”. Ma nel pacchetto brandizzato “La mia Liguria” offerto per l’aperitivo, non era presente olio ligure. Il perché lo ha spiegato al quotidiano La Repubblica l’assessore regionale Giovanni Berrino: “Si tratta di sponsorizzazioni, possiamo fare poco. Il prossimo anno cercheremo di esserci con il consorzio Olio Dop Riviera Ligure”. E le associazioni dei produttori locali, la prossima volta, si facciano avanti ed evitino un altro Sanremo “amaro” per l’evo ligure.