La raccolta delle olive è già partita e si prospetta un autunno “caldo” per l’olio d’oliva, extravergine compreso. Le proiezioni parlano chiaro. Per Assitol la produzione italiana di olio sarà del -20% rispetto allo scorso anno. Circa 250mila tonnellate. Dato che arriverà a segnare il -30% per l’Evo, almeno secondo una delle ultime analisi di Coldiretti e Unaprol. Quasi una bottiglia su 3 in meno. Il motivo? La siccità.
La grande sete
È stata una delle peggiori siccità, se non la peggiore, degli ultimi 70 anni. Gli olivi sono stati colpiti quando avevano più bisogno di acqua, durante la fioritura e gemmazione. Poi è arrivato il caldo torrido estivo. In alcune zone perfino gli uliveti più vecchi e resistenti hanno sofferto la “grande sete”.
Chi meglio, chi peggio
Il calo maggiore della produzione c’è stato nel Sud Italia. Sarà di certo un autunno “caldo” per l’olio d’oliva pugliese e calabrese, regioni che più delle altre hanno accusato il colpo, con picchi del -50% di olive sugli alberi. In Puglia, inoltre, la Xylella – scrive Coldiretti nel suo report – “ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale”. Sarà una produzione disomogenea nel centro Italia, in particolare in Lazio e Toscana. Il calo è intorno al 15%. Meglio al Nord, dove addirittura per Liguria, Lombardia e Veneto si prevede, mediamente, un incremento intorno al 50%.
Prezzi su
E sarà un autunno “caldo” per l’olio d’oliva anche sugli scaffali. L’incremento dei costi energetici non può che determinare un aumento dei prezzi al dettaglio. Se da una parte – come scrive Coldiretti – i costi delle aziende olivicole sono saliti anche del 50%, alcuni piccoli produttori tengono duro. Molti, però, non rivedranno il prezzo del prodotto finito, perché: “l’energia è più cara anche per le famiglie”. Parole sante. Stiamo a vedere.