Arriva la proposta per il riconoscimento del marchio di Indicazione geografica protetta dell’olio extravergine. Insomma, anche l’Abruzzo vuole il suo Evo Igp. La richiesta è stata inoltrata alla Camera di Commercio di Chieti-Pescara dalla Cia (Agricoltori-italiani-Abruzzo). Dovrà essere poi presentata al Mipaaf (Ministero per le politiche Agricole, Alimentari e Forestali). A questo scopo è stato costituito un comitato promotore a cui spetta l’onere di redigere il disciplinare del nuovo marchio.
Le potenzialità dell’extravergine abruzzese
Anche l’Abruzzo vuole il suo Evo Igp. Con una produzione media di 25.000 tonnellate all’anno è la quinta Regione d’Italia. E questo già potrebbe bastare a sostenere la richiesta. La parte del Leone la fa la provincia di Chieti. Da sola produce la metà del tonnellaggio totale. Poi c’è Pescara, con il 30%, Teramo, con il 16% e infine L’Aquila, con appena il 4%. Ma si sa che in montagna, oltre i 600 metri, l’ulivo fatica a crescere e fruttificare. E poi ci sono le aziende, ben 60 mila e 530 frantoi sparsi sul territorio.
Un territorio “forte e gentile”
Nella regione non poteva che crescere una varietà denominata Gentile di Chieti. Questa cultivar è l’ambasciatrice dell’Evo abruzzese in Italia e nel mondo. Vanta già una Dop, quella dell’“Olio Abruzzo” delle Colline Teatine. La Dritta e le più comuni Leccino e Frantoio esaltano invece l’olio Dop “Pretuziano” prodotto sulle Colline Teramane. Infine la Dop “Aprutino-Pescarese”, dove a Dritta e Leccino si aggiunge il contributo della Toccolana. E non dimentichiamoci di un’altra cultivar abruzzese come l’Intosso. Con tre Dop è “naturale” che anche l’Abruzzo vuole il suo Evo Igp.