Il 29 ottobre in un articolo dal titolo Riciclare olio si può, abbiamo ricordato l’importanza di recuperare oli esausti, tra cui l’Evo. Un dovere, secondo noi. Molti comuni danno la possibilità di farlo, soprattutto i più piccoli. Ma cosa accade nella Capitale? Sull’olio usato Roma può fare di più. Mediamente, all’anno, Ama riesce a recuperare una quantità pari ad una tazzina di caffè per abitante. Troppo poco. Eppure l’azienda capitolina per i rifiuti sa quanto inquini l’olio usato. Una nota del 23 marzo scorso, in cui si annunciava la creazione di 18 punti raccolta, recitava: “un chilogrammo di olio vegetale esausto può inquinare una superficie d’acqua di un chilometro quadrato, pari a 140 campi di calcio”.
Numeri roboanti, risultati deludenti
Olio usato, Roma può fare di più. Basti pensare che la raccolta differenziata degli oli vegetali esausti, extravergine compreso, nel 2020 si attestava di poco sopra la soglia dei 200mila litri. Dividendo questa quantità per il numero degli abitanti, che sono circa 2.850.000, ecco cosa viene fuori. Per ogni romano si riesce a differenziare appena 70 centilitri di olio, ovvero il contenuto di una tazzina di caffè. Secondo Tommaso Campanile, presidente del consorzio Conoe, “le stime dicono che si potrebbe recuperare fino a 2 litri pro capite”. Il servizio per la ristorazione, invece, dove la produzione di oli esausti è svariate volte maggiore a quella domestica, proprio non esiste. Perché? Perché, spiega Ama, “solo di recente l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) ha riconosciuto anche quelli prodotti da utenze non domestiche, come rifiuti urbani e non industriali”.
Un affare di sicuro
Nel frattempo, visto che il recupero è obbligatorio, gli esercenti sono costretti a rivolgersi a ditte private. Alcune lo ritirano sul posto gratuitamente per poi rivenderlo ad aziende che si occupano della rigenerazione. Un primo passo verso la trasformazione in biocarburante. Se lo fanno gratis, vuol dire che conviene. Le ditte possono infatti rivenderlo, in media, a 350 euro a tonnellata al lordo delle spese logistiche. Alla fine del processo quel biocarburante potrebbe essere acquistato da distributori come Eni, a più di 1000 euro a tonnellata. Per Ama, evidentemente, non è un affare. Eppure, sempre secondo il Conoe, la raccolta dalle utenze non domestiche nella Capitale è stimata in circa 4mila tonnellate all’anno.
Il servizio di Ama
Il servizio che a marzo ha coinvolto i municipi IV, VI, IX, XIII, XIV e XV grazie ad un accordo con il Conoe, “sarà esteso a tutti i 15 mini-comuni”, sottolinea la municipalizzata. Speriamo avvenga il prima possibile. Per sapere dove ad oggi si può conferire, si può visitare il sito internet dell’Ama.