L’olio d’oliva, vergine, extra, “pure” o “fine” che fosse, ha segnato la storia degli italiani all’estero. Prima ancora che qualche immigrato si assicurasse il pane, oltremare, per rintracciarlo bastava seguire le tracce dell’olio. Senza una latta o una piccola damigiana non si partiva per “le americhe”. L’olio rappresentava il legame con la terra che si lasciava ed era di buon auspicio. Del resto chi sbarcava a New York e partiva da qualche piccolo paese dell’entroterra italiano, non poteva sapere che lì negli States fioriva già un solido import di olio. Pane, olio e cinema, un sogno che di certo non costava poco.
Ellis Island, fermata obbligata
Chi scrive ha avuto la fortuna di visitare a New York il museo dell’immigrazione di Ellis Island. E sembra di essere sul set di un film. Pane, olio e cinema, è proprio il caso di dirlo. Cercando nell’archivio storico ho potuto stampare la scheda di un mio bisnonno partito per l’America subito dopo aver combattuto al fronte nella Prima guerra mondiale. E sul registro, alla voce bagaglio, era registrato anche “olive oil can”. Una ricerca che deve aver fatto pure il regista Francis Ford Coppola, sempre fiero delle sue origini lucane.
Lame lisce come l’olio
Pane, olio e cinema. Ma anche gangster. Prima ancora di essere associati alle parole “spaghetti”, “pizza” e “mandolino”, gli italiani erano “dago”. E a quei tempi non filava via tutto liscio come l’olio. Il termine dispregiativo “dago” deriva da “daga“, la spada corta dei legionari romani. Alcuni emigranti, oltre all’olio, portavano coltelli a serramanico con cui, soprattutto nel Sud Italia, a cavallo tra i due secoli, ancora ci si sfidava a duello nelle bettole. Magari per questioni d’onore. L’olio di oliva, tra i vari usi, del resto è un ottimo sostituto degli oli chimici e dei grassi per proteggere le lame dall’ossidazione.
Pane, olio e cinema, la lezione di Coppola
Vito Corleone, ne Il Padrino, fonda la “Genco Pure Oil Company”, società di copertura per i suoi traffici mafiosi. La Genco si occupa di import di olio d’oliva negli Usa per soddisfare la sempre maggiore richiesta di olio d’oliva da parte degli italiani approdati negli States. Siamo negli anni 20 e quello dell’olio è un mercato fiorente; sia negli Stati Uniti che nell’America del Sud, in particolar modo in Argentina, altra grande meta dei nostri nonni immigrati. Nel film di Coppola, Vito fonda la Genco insieme ad Abbandando, figlio dell’uomo che lo ha ospitato da ragazzo dopo la fuga forzata da Corleone, in Sicilia, dove era destinato ad essere ammazzato come suo padre e suo fratello. Pane, olio e cinema, insomma.
La curiosità
Nel suo ranch californiano, nella Napa Valley, Coppola ospita una collezione di circa 600 latte di olio d’oliva. Pezzi degli anni ’20, ’30 e ’40 che gli sono stati donati dalla famiglia Guatelli di Chiusanico (Imperia). Un’azienda storica, la Guatelli, nella produzione di latte per l’olio. La famiglia vanta una vastissima collezione di latte e lastre d’epoca che ha racchiuso in un volume edito da Silvana editore, tra cui quella della Genco “Mamma mia”, utilizzata nel film.
Avevo dimenticato questo particolare del “Padrino” legato al business dell’olio.Corleone aveva intuito le grandi possibilità che aveva questo prodotto di essere esportato.Peccato sia stato solo una copertura !